Archivio di marzo 2014

Il Respiro Cosmico

Il “Respiro cosmico” fa musica.

 

la geometria delle forme è musica solidificata

                                                                          Pitagora

 

Possiamo considerare il cosmo come un grande sistema armonico? Come una specie di grande orchestra che esegue perennemente la sua opera? Il suono è in grado di dare origine alla forma? L’astrologia esoterica ritiene di si, e afferma che esiste una corrispondenza fra i pianeti e le note musicali. I sette pianeti (esclusa la terra) Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere e Saturno, vengono messi in corrispondenza con le sette note della scala diatonica maggiore secondo lo schema redatto da Rudolf  Stainer (filosofo, esoterista e pedagogista austriaco) : Do – Marte, Re – Mercurio, Mi – Giove, Fa – Venere, Sol – Saturno, La – Sole, Si – Luna. Sappiamo che in numerose religioni la genesi del mondo è frutto della creazione di un Dio che si avvale di luce e suono (vibrazione) un Dio che genera per mezzo della Parola (dal Vangelo di Giovanni “In principio era la Parola. Per mezzo di essa furono fatte tutte le cose” ). La divinità, dunque, per mezzo della Voce (allo stesso modo di una potente vibrazione) ha creato tutti i mondi e tutti gli esseri in sei “giorni” e il settimo “giorno” si è riposata, sette giorni proprio come le sette note musicali. Inoltre, così come a ogni pianeta corrisponde una nota, se ne può assegnare una anche per le 12 costellazioni zodiacali. Ma in che modo questi “accordi celesti” hanno creato e creano l’universo fisico? Le ricerche del musicista e fisico tedesco Ernst Florens Friedrich Chladni, possono aiutarci nella comprensione del fenomeno della vibrazione che sembra essere la matrice generativa del cosmo. Lo studioso dimostrò come il suono abbia capacità plasmanti, facendo vibrare con un archetto di violino delle lastre di vetro cosparse di un sottile strato di polvere (o sabbia), vide che in base alla vibrazione conferita, la polvere si disponeva secondo chiare definite e ripetibili linee di forza che originavano forme, e che a ogni suono-vibrazione- nota, corrispondeva una forma.

http://youtu.be/KurHB_fu_wE

In seguito lo studioso Hans Jenny, sulla base delle teorie di Chladni, perfeziona nella Cimatica la teoria dell’effetto morfogenetico delle onde sonore. Con la Cimatica si ha la prova che la vibrazione – il suono, crea e influenza la materia.

http://youtu.be/r_K-rNjsBQU

Ora, pensiamo alla tradizione esoterica, essa afferma che la struttura dell’universo deve la sua conformazione proprio alla vibrazione, al “Respiro cosmico” della divinità, sostiene che l’universo è regolato dall’armonia e che in esso ogni elemento possiede la propria nota-vibrazione. La fisica contemporanea sembra confermare in pieno queste visioni, pensiamo appunto alla teoria delle stringhe, alla cimatica, agli studi sul DNA. In questa prospettiva le teorie di Pitagora vengono rinsaldate e rese ancora più attuali. Ricordiamo che la musica nell’antica Grecia assumeva valenze curative oltre che contemplative e veniva insegnata insieme alla geometria, all’astronomia e all’aritmetica (le arti del quadrivio) e vi si faceva ricorso per curare le persone al fine di armonizzarne corpo e spirito. Nel VI secolo a.C, Pitagora precisò i rapporti armonici tra le note e con l’ausilio di monocorde (uno strumento composto da una cassa armonica in legno sulla quale era fissata una sola corda) e dimostrava che le note corrispondono a quote della corda e che gli armonici seguono rapporti numerici ben precisi, propri anche dello spazio che ci circonda. Ricordiamo che la nostra scala musicale, deriva proprio dalla scala pitagorica, così come anche la nostra comprensione delle armonie. Nella visione pitagorica, l’intero universo è un incommensurabile monocorde e lo studio della musica come scienza esatta sarebbe in grado di spiegare le relazioni esistenti anche fra i pianeti e le costellazioni. Egli affermava che i movimenti dei pianeti generano musica, una musica che egli chiamava “Musica delle Sfere”. Anche Platone classifica le serie di suoni musicali in corrispondenza con la serie dei corpi celesti e in più, lega ad essi l’equivalenza di un terzo elemento naturale: l’acqua, il fuoco, l’aria.. in modo da creare tante possibili terne di suono-astro-sostanza. Al filosofo indiano Sarngadeva, dobbiamo invece, la prima compiuta teoria dello zodiaco musicale, in essa ogni segno trova un suo corrispondente suono, e l’indicazione che nei nomi stessi degli astri sia velata l’armonia musicale. Sulla stessa linea si muovono le teorie dell’artista filosofo Schneider, nel ritenere che ogni pianeta abbia lo stesso suono del segno zodiacale associato al proprio pianeta:

 

Sole Leone Fa
Luna Cancro Re bemolle
Saturno CapricornoAcquario Mi bemolleSol
Giove SaggittarioPesci Si bemolleSi
Marte ArieteScorpione DoFa diesis
Venere ToroBilancia MiRe
Mercurio GemelliVergine La bemolleLa

 

egli raggruppa le dodici costellazioni sotto i quattro punti cardinali, composte di quattro segni fissi e quattro mobili:

 

Segni cardinali:DO=ArieteRE bemolle=CancroRE=BilanciaMI bemolle=Capricorno Segni fissi:MI=Toro
FA=Leone
FA diesis=ScorpioneSOL=Acquario
Segni mobili:LA bemolle=GemelliLA=VergineSI bemolle=SaggittarioSI=Pesci

 

Questi concetti sono stati ripresi anche da studiosi contemporanei, i quali affermano che nel nostro sistema solare ogni pianeta esegue una nota. Si tratta di frequenze molto basse e sebbene il nostro udito non riesca a percepirle, i pianeti del sistema solare eseguono una melodia che rievoca una delle progressioni armoniche più semplici e diffuse nella musica: tonica, sottodominante, dominante, tonica.

Pianeta Nota Intonazione Accordatura Ottava
Mercurio Do diesis Crescente +33 cent ottava -29
Venere La Crescente +10 cent ottava -29
Terra Do diesis Calante -31 cent ottava -30
Marte Re Calante -25 cent ottava -31
Giove Fa diesis Calante -13 cent ottava -34
Saturno Re Crescente +12 cent ottava -35
Urano Sol diesis Calante +1 cent ottava -37
Nettuno Sol diesis Crescente +32 cent ottava -38
Plutone Do diesis Crescente +26 cent ottava -38

 

L’armonia planetaria si fonda su precise leggi fisiche che rilevano che ad ogni corpo, con un oscillazione periodica regolare, è conforme una frequenza (in oscillazioni al secondo) e quindi una precisa nota musicale. Però per riprodurre le frequenze di oscillazione dei pianeti e arrivare a frequenze udibili dovremmo avere una super-gigante tastiera di 12 ottave e dovremmo più o meno triplicare l’estensione di questa tastiera e infine accostare ad essa un pianoforte a coda reale.

Se consideriamo la musica (la vibrazione) connaturale al cosmo intero, non possiamo non osservare che l’essere umano è sia ‘creato’ dal suono, e a sua volta è creatore di vibrazioni.  Ma in quale misura l’essere umano viene influenzato da queste vibrazioni? Alcuni studiosi contemporanei di biofisica esaminano come la musica agisce sul DNA. David Deamer è stato il primo a tradurre il DNA in musica, trasferendo le sequenze delle quattro unità chimiche che ne formano la molecola. Questo suono è stato ribattezzato “Il suono della vita”. Successivamente gli studi di Susumu Ohno e Marty Jabara, rivelano che le incredibili partiture vibrazionali del DNA sono fortemente somiglianti alle partiture di musicisti come Chopin o Bach. La più recente ricerca scientifica russa afferma che il DNA può essere influenzato e riprogrammato dalle parole e dalle frequenza senza sezionare e rimpiazzare geni individuali. I maestri esoterici e spirituali sanno da millenni che il nostro corpo si può programmare con il linguaggio con le parole e con il pensiero. Oggi però abbiamo le prove scientifiche di quelle intuizioni millenarie. La musica sembra davvero essere il sigillo dell’universo. Un universo tutto fatto di vibrazioni, dentro e fuori di noi. Alla luce di questi studi, l’indiscusso pregio della musica si rivela essere molto più strutturale che impalpabile nella sua capacità d’influenzare l’animo umano, di commuoverlo, di creare energia, di unire spiritualmente più persone in un rito d’ascolto, nelle sue doti terapeutiche capaci di donare benefici al corpo, all’intelletto e all’anima. L’essere umano vibra.. e in una sinfonia di suoni ritrova la sua stessa origine.

Simone Onnis

Il Campo di Forza come mezzo di Ritorno

IL CAMPO DI FORZA COME MEZZO DI RITORNO

 

Ultimamente mi sono chiesto  in che modo i Principi che ci governano, che sono di ordine metafisico, possano avere una interazione sul piano fisico. Così mi sono reso conto che tutto quello che noi siamo arriva da una condizione precedente a quella in cui attualmente ci troviamo.   In altri termini nel caso, per esempio, della energia elettrica, prima essa è stata definita e delineata concettualmente, e poi sono scaturite le sue applicazioni pratiche. La possibilità di sfruttare questa capacità ci può permettere con i nostri mezzi di raggiungere i nostri obiettivi. Partendo prima di tutto da un’analisi interiore, che ricostituisca l’anello di congiunzione tra realtà fisica e spiritualità.

A differenza del mondo animale, vegetale e minerale l’essere umano ha la capacità di pensare, e ciò gli permette di ragionare, riflettere, fare considerazioni, meditare e speculare. Questa sua capacità lo eleva al di sopra di quanto occorre solo di bisogni materiali. Eppure, questa eccezionale capacità non gli ha permesso di vivere in armonia con il suo habitat. I motivi vanno ricercati nel decadimento, così come innumerevoli miti e leggende narrano in maniera simbolica, in un momento di effrazione tra l’uomo e Dio: il mito del Paradiso di Adamo ed Eva, Iside e Osiride, il racconto di Pimandro a Ermete, la leggenda di Prometeo, la storia di Narciso. La caduta nasce quindi da una disubbidienza e da una mancata osservanza della regola, la quale sola può indicare la strada per un ricongiungimento. Un ricongiungimento assai arduo, poiché noi, parti mutilate di una sorgente originaria atemporale, siamo soggetti alle limitazioni del campo fisico e quindi anche alle limitazioni spazio temporali, che creano attrito alla ricezione del segnale puro originario, proveniente dalla sorgente. Infatti, così come un segnale sia esso vocale, sonoro a radiofrequenza o luminoso o, nel nostro caso, divino ed invisibile ma non impercettibile, per essere trasmesso, mantenere l’integrità della sua informazione ed essere intellegibile, è necessario che il ricevitore sia accordato sulla medesima frequenza del trasmettitore, e che questa venga opportunamente filtrata ed infine propagata ai tessuti cognitivi dell’individuo. Ma l’ampiezza della frequenza non è molto intensa se l’attenzione non è sufficiente, quindi è necessario evocarla e cercare di catapultarci in quel periodo primordiale in cui essa era massima, attraverso quei modelli rituali che consentivano all’uomo delle società arcaiche e tradizionali di impostare una condotta derivata dalle sue origini sovraumane e trascendentali. Ho cercato di comprendere quindi come questo potesse avvenire anche tra di noi e per mezzo di quali antiche forze.

 

LA DEFORMAZIONE SPAZIO TEMPORALE E I SISTEMI DI RIFERIMENTO

Manipolare la trama del tessuto spazio temporale è cosa assai ardua. Sappiamo come modificare la velocità con cui noi ci spostiamo ma metamorfosare il ritmo con cui noi ci spostiamo nel tempo è più complesso. La formula generale che lega velocità, spazio e tempo in un momento istantaneo è V = S / T . Modificando e aumentando il valore del primo membro dell’equazione precedente abbiamo quindi una ripercussione sul secondo. Gli astronauti sono un esempio di come la velocità determini cambiamenti temporali. Chi viaggia più velocemente rallenta il tempo: V=S / T moltiplicando tutto per t e dividendo tutto per v si ha T = S / V.

In sostanza per elevate velocità si ha un rallentamento del tempo. Ma abbiamo un limite, rappresentato dalla velocità della luce.

Sperimentalmente si può utilizzare un laser ad impulsi per misurare questo valore che è uno dei pochi valori assoluti rilevabili in natura. Attraverso una serie di specchi posti nel vuoto, ponendo una distanza fissa di arrivo del relativo impulso luminoso, utilizzando un oscilloscopio possiamo determinarne il tempo impiegato e quindi la sua velocità, che equivale a circa 300.000 km/s. Essa è una costante presente in tutto l’universo. Due osservatori che osservino uno stesso fascio luminoso che scandisce il tempo in senso verticale in movimento su un piano orizzontale, l’uno appartenente allo stesso sistema di riferimento del fascio e l’altro esterno, percepiranno il tempo dell’orologio in maniera differente: l’esterno percepirà una traiettoria diagonale e più corta con uguale velocità della luce. Il tempo trascorso sarà quindi inferiore per chi viaggia in orizzontale nel primo sistema di riferimento.

Tale fenomeno chiamato dilatazione temporale.

Ma esiste un altra forza che altera il tessuto spazio temporale: la massa, con la sua forza di gravità. Maggiore è la massa dell’oggetto, maggiore sarà l’influenza sul tessuto spazio temporale. Un esempio è testimoniato dalla curvatura della luce quando passa attraverso una galassia, che modificando la sua traiettoria ne modifica lo spazio tempo. La stessa deformazione si ha, anche se in maniera impercettibile, per chi si allontana dalla terra. Chi sta più vicino a essa ha un rallentamento del tempo rispetto a chi si trova più lontano; in sostanza le lancette degli orologi non sarebbero più sincronizzate tra loro. Un esempio sono le continue correzioni che si fanno sulla terra ai segnali di sincronia ricevuti dai satelliti del sistema gps.

Se le parti che generano gravità fossero veramente così dense ed avessero quindi una forza gravitazionale tale, lo spazio tempo sarebbe così distorto da generare una traiettoria non più lineare ma circolare e quindi di ritorno. Analogamente se tutto ciò si dovesse applicare al campo di forza umano si creerebbero fenomeni di estrema rilevanza in maniera direttamente proporzionale alla qualità degli esseri che vi partecipano come se questi fossero generatori.

 

IL CAMPO DI FORZA UMANO

La prospettiva essenziale e necessaria che si manifesta nel momento in cui un gruppo di uomini decidono di applicarsi ad una certa funzione comune è l’origine e la condivisione di un modello di ideale.

Ad esempio in politica un partito è tanto più forte nella misura in cui più grande il numero dei sui partecipanti, poiché essi stessi rappresentano la forza. Se un partito viene votato dalla maggior parte del popolo esso assume il potere e la minoranza è costretta a soccombere. Altri esempi si possono trovare nell’ambito del solidale, quando in circostanze drammatiche quali terremoti, calamità naturali, guerre e eventi catastrofici si instaurano immediatamente dei campi di forza diametralmente opposti a quelli suscitati dalle calamità, costituiti dalle associazioni di volontariato, mediche e dai gruppi di soccorso. Chi compie questi atti nobili e di grande generosità elabora un modo entro certi limiti di sentirsi elevato ed appagato ma tutto ciò non risponde alle ben più profonde motivazioni dell’esistenza di ognuno di noi, lo Scopo, poiché è esso che ci fa vivere ed è lo Scopo che definisce la nostra vera natura. La differenza tra questi modi parzialmente appaganti e la scuola di crescita che sto frequentando sta nell’essenza delle motivazioni, ossia nella ricerca del proprio stato di vita originale.

Solo lasciando da parte ogni lotta e concentrandosi sull’atomo-scintilla che sta dentro di noi, la nostra parte divina ci spinge attraverso la nostra coscienza a darci una spiegazione sul vero scopo della vita, che è quello di mettere il proprio microcosmo nuovamente a contatto con la potenza divina primordiale. In tal modo possiamo riuscire ad avere un ritorno alla foce, alla nostra essenza universale. Chi si svincola da questa strada, da questo percorso, sviluppa una totale insicurezza, e ha bisogno di ricercare obbiettivi e azioni che paradossalmente rassicurino l’instabilità generata da questo disgiungimento. Nella realtà attuale in cui questi principi sembrano sempre più perdere valore e non è più possibile confrontarsi con uomini veramente realizzati spiritualmente se non in alcuni rari casi, è difficile trovare contributi in tal senso se non di rado utili alla creazione di una società migliore, di una razza fatta di essere umani culturalmente completi.”

Anche se bisogna considerare il fatto che il nostro percorso individuale per aprirci un varco tra le rovine che ci circondano è assai più in salita rispetto a chi sin dal principio era interconnesso alla trascendenza.

Ma se noi consentiamo a questo richiamo lontano di manifestarsi nella nostra interiorità avremmo quel legame vibrazionale con la fonte. Grazie ai simboli, all’unità intesa come energia che ci accomuna in un percorso di uguale direzione e verso, possiamo fare quadrato a livello planetario per intonare la parola di Dio alla giusta frequenza tornando al punto zero.

 

Luca Cadoni