Il Campo di Forza come mezzo di Ritorno
IL CAMPO DI FORZA COME MEZZO DI RITORNO
Ultimamente mi sono chiesto in che modo i Principi che ci governano, che sono di ordine metafisico, possano avere una interazione sul piano fisico. Così mi sono reso conto che tutto quello che noi siamo arriva da una condizione precedente a quella in cui attualmente ci troviamo. In altri termini nel caso, per esempio, della energia elettrica, prima essa è stata definita e delineata concettualmente, e poi sono scaturite le sue applicazioni pratiche. La possibilità di sfruttare questa capacità ci può permettere con i nostri mezzi di raggiungere i nostri obiettivi. Partendo prima di tutto da un’analisi interiore, che ricostituisca l’anello di congiunzione tra realtà fisica e spiritualità.
A differenza del mondo animale, vegetale e minerale l’essere umano ha la capacità di pensare, e ciò gli permette di ragionare, riflettere, fare considerazioni, meditare e speculare. Questa sua capacità lo eleva al di sopra di quanto occorre solo di bisogni materiali. Eppure, questa eccezionale capacità non gli ha permesso di vivere in armonia con il suo habitat. I motivi vanno ricercati nel decadimento, così come innumerevoli miti e leggende narrano in maniera simbolica, in un momento di effrazione tra l’uomo e Dio: il mito del Paradiso di Adamo ed Eva, Iside e Osiride, il racconto di Pimandro a Ermete, la leggenda di Prometeo, la storia di Narciso. La caduta nasce quindi da una disubbidienza e da una mancata osservanza della regola, la quale sola può indicare la strada per un ricongiungimento. Un ricongiungimento assai arduo, poiché noi, parti mutilate di una sorgente originaria atemporale, siamo soggetti alle limitazioni del campo fisico e quindi anche alle limitazioni spazio temporali, che creano attrito alla ricezione del segnale puro originario, proveniente dalla sorgente. Infatti, così come un segnale sia esso vocale, sonoro a radiofrequenza o luminoso o, nel nostro caso, divino ed invisibile ma non impercettibile, per essere trasmesso, mantenere l’integrità della sua informazione ed essere intellegibile, è necessario che il ricevitore sia accordato sulla medesima frequenza del trasmettitore, e che questa venga opportunamente filtrata ed infine propagata ai tessuti cognitivi dell’individuo. Ma l’ampiezza della frequenza non è molto intensa se l’attenzione non è sufficiente, quindi è necessario evocarla e cercare di catapultarci in quel periodo primordiale in cui essa era massima, attraverso quei modelli rituali che consentivano all’uomo delle società arcaiche e tradizionali di impostare una condotta derivata dalle sue origini sovraumane e trascendentali. Ho cercato di comprendere quindi come questo potesse avvenire anche tra di noi e per mezzo di quali antiche forze.
LA DEFORMAZIONE SPAZIO TEMPORALE E I SISTEMI DI RIFERIMENTO
Manipolare la trama del tessuto spazio temporale è cosa assai ardua. Sappiamo come modificare la velocità con cui noi ci spostiamo ma metamorfosare il ritmo con cui noi ci spostiamo nel tempo è più complesso. La formula generale che lega velocità, spazio e tempo in un momento istantaneo è V = S / T . Modificando e aumentando il valore del primo membro dell’equazione precedente abbiamo quindi una ripercussione sul secondo. Gli astronauti sono un esempio di come la velocità determini cambiamenti temporali. Chi viaggia più velocemente rallenta il tempo: V=S / T moltiplicando tutto per t e dividendo tutto per v si ha T = S / V.
In sostanza per elevate velocità si ha un rallentamento del tempo. Ma abbiamo un limite, rappresentato dalla velocità della luce.
Sperimentalmente si può utilizzare un laser ad impulsi per misurare questo valore che è uno dei pochi valori assoluti rilevabili in natura. Attraverso una serie di specchi posti nel vuoto, ponendo una distanza fissa di arrivo del relativo impulso luminoso, utilizzando un oscilloscopio possiamo determinarne il tempo impiegato e quindi la sua velocità, che equivale a circa 300.000 km/s. Essa è una costante presente in tutto l’universo. Due osservatori che osservino uno stesso fascio luminoso che scandisce il tempo in senso verticale in movimento su un piano orizzontale, l’uno appartenente allo stesso sistema di riferimento del fascio e l’altro esterno, percepiranno il tempo dell’orologio in maniera differente: l’esterno percepirà una traiettoria diagonale e più corta con uguale velocità della luce. Il tempo trascorso sarà quindi inferiore per chi viaggia in orizzontale nel primo sistema di riferimento.
Tale fenomeno chiamato dilatazione temporale.
Ma esiste un altra forza che altera il tessuto spazio temporale: la massa, con la sua forza di gravità. Maggiore è la massa dell’oggetto, maggiore sarà l’influenza sul tessuto spazio temporale. Un esempio è testimoniato dalla curvatura della luce quando passa attraverso una galassia, che modificando la sua traiettoria ne modifica lo spazio tempo. La stessa deformazione si ha, anche se in maniera impercettibile, per chi si allontana dalla terra. Chi sta più vicino a essa ha un rallentamento del tempo rispetto a chi si trova più lontano; in sostanza le lancette degli orologi non sarebbero più sincronizzate tra loro. Un esempio sono le continue correzioni che si fanno sulla terra ai segnali di sincronia ricevuti dai satelliti del sistema gps.
Se le parti che generano gravità fossero veramente così dense ed avessero quindi una forza gravitazionale tale, lo spazio tempo sarebbe così distorto da generare una traiettoria non più lineare ma circolare e quindi di ritorno. Analogamente se tutto ciò si dovesse applicare al campo di forza umano si creerebbero fenomeni di estrema rilevanza in maniera direttamente proporzionale alla qualità degli esseri che vi partecipano come se questi fossero generatori.
IL CAMPO DI FORZA UMANO
La prospettiva essenziale e necessaria che si manifesta nel momento in cui un gruppo di uomini decidono di applicarsi ad una certa funzione comune è l’origine e la condivisione di un modello di ideale.
Ad esempio in politica un partito è tanto più forte nella misura in cui più grande il numero dei sui partecipanti, poiché essi stessi rappresentano la forza. Se un partito viene votato dalla maggior parte del popolo esso assume il potere e la minoranza è costretta a soccombere. Altri esempi si possono trovare nell’ambito del solidale, quando in circostanze drammatiche quali terremoti, calamità naturali, guerre e eventi catastrofici si instaurano immediatamente dei campi di forza diametralmente opposti a quelli suscitati dalle calamità, costituiti dalle associazioni di volontariato, mediche e dai gruppi di soccorso. Chi compie questi atti nobili e di grande generosità elabora un modo entro certi limiti di sentirsi elevato ed appagato ma tutto ciò non risponde alle ben più profonde motivazioni dell’esistenza di ognuno di noi, lo Scopo, poiché è esso che ci fa vivere ed è lo Scopo che definisce la nostra vera natura. La differenza tra questi modi parzialmente appaganti e la scuola di crescita che sto frequentando sta nell’essenza delle motivazioni, ossia nella ricerca del proprio stato di vita originale.
Solo lasciando da parte ogni lotta e concentrandosi sull’atomo-scintilla che sta dentro di noi, la nostra parte divina ci spinge attraverso la nostra coscienza a darci una spiegazione sul vero scopo della vita, che è quello di mettere il proprio microcosmo nuovamente a contatto con la potenza divina primordiale. In tal modo possiamo riuscire ad avere un ritorno alla foce, alla nostra essenza universale. Chi si svincola da questa strada, da questo percorso, sviluppa una totale insicurezza, e ha bisogno di ricercare obbiettivi e azioni che paradossalmente rassicurino l’instabilità generata da questo disgiungimento. Nella realtà attuale in cui questi principi sembrano sempre più perdere valore e non è più possibile confrontarsi con uomini veramente realizzati spiritualmente se non in alcuni rari casi, è difficile trovare contributi in tal senso se non di rado utili alla creazione di una società migliore, di una razza fatta di essere umani culturalmente completi.”
Anche se bisogna considerare il fatto che il nostro percorso individuale per aprirci un varco tra le rovine che ci circondano è assai più in salita rispetto a chi sin dal principio era interconnesso alla trascendenza.
Ma se noi consentiamo a questo richiamo lontano di manifestarsi nella nostra interiorità avremmo quel legame vibrazionale con la fonte. Grazie ai simboli, all’unità intesa come energia che ci accomuna in un percorso di uguale direzione e verso, possiamo fare quadrato a livello planetario per intonare la parola di Dio alla giusta frequenza tornando al punto zero.
Luca Cadoni
Inascoltato linguaggio in assenza di fondamento
mi parli e Ti perdo
tra echi inanimati di progresso;
alti miei sensi Ti cercano
rifiorire dell’Essere:
- ultima piattaforma verso la Risalita-Verità
rivelata come non-negazione –