Il Simbolismo della Piramide
Simbolismo
Vari studiosi ritengono molto probabile che durante il Paleolitico Superiore sia esistita una civiltà molto evoluta, civiltà che sarebbe stata distrutta da una serie di cataclismi.
Alcuni studi scientifici portano a ipotizzare che il centro di questa civiltà fosse la regione sud-orientale asiatica, la vastissima regione della penisola indocinese, quella che però risulterebbe considerando un abbassamento del livello medio dei mari di circa 150 metri.
Questa civiltà dell’Era Glaciale sembra richiamata dai miti della leggendaria civiltà di Mu dell’Oceano Pacifico, ma anche delle leggendarie civiltà delle Americhe e di Atlantide.
Si ritiene, infatti, possibile che l’antichissima civiltà si sia propagata dalla regione asiatica a Est e a Ovest, mantenendosi forse nella fascia tropicale, quella che a causa del clima rigido dell’Era Glaciale risultava la sola a essere abitabile con una certa possibilità di sviluppo.
Ritengo probabile che questa antichissima civiltà abbia sviluppato una religione che venerava un solo Dio creatore e che abbia ripreso il concetto della terna familiare: padre, madre e figlio, per assegnare al dio creatore tre valenze, tre distinte volontà nella creazione.
Potrebbe esser nato dunque moltissimi millenni fa il concetto della trinità divina, concetto che sarebbe stato espresso numericamente dal numero 3 e geometricamente dal triangolo.
Seguendo questo simbolismo numerale e/o geometrico, ritengo che l’idea della creazione nelle quattro direzioni cardinali abbia portato ad associare al creato e all’umanità il numero 4 e il quadrato.
Questi simbolismi potevano dunque essere riassunti geometricamente dalla rappresentazione di un triangolo costruito sopra un lato di un quadrato e la rappresentazione avrebbe così simboleggiato il dominio del Creatore sulla Terra e sull’Umanità.
Ovviamente il passo successivo sarebbe stato la rappresentazione tridimensionale di questo concetto, per cui sembra logico pensare che l’antichissima civiltà abbia considerato la piramide. La trinità del Creatore, espressa dal triangolo, sarebbe stata così considerata in tutte le quattro direzioni cardinali e il dominio del Creatore sull’Umanità sarebbe stato rappresentato dalla piramide sovrastante il quadrato di base o se vogliamo un ipotetico cubo sottostante la piramide.
Alla luce di queste possibilità, risulta consequenziale che le antiche civiltà abbiano edificato piramidi quale omaggio al Dio creatore. Questo concetto religioso sarebbe stato poi esportato nelle terre in cui l’antichissima civiltà si estese e il concetto religioso sarebbe stato tramandato alle civiltà che nacquero dopo la fine dell’Era Glaciale.
Questa spiegazione logica spiega dunque come mai in vari continenti e in epoche differenti furono edificati monumenti o templi a forma piramidale e spiega soprattutto come questi monumenti abbiano sempre avuto una valenza sacra e furono spesso associati a cerimonie religiose.
La sacralità della piramide e il suo collegamento al Dio creatore spiega anche perché esse furono edificate in particolari momenti di crisi di una civiltà, al fine di rendere omaggio al Creatore e ottenere l’intercessione divina.
Questa spiegazione non è stata finora considerata dagli archeologi né dagli studiosi della antiche religioni.
Il mistero della comparsa di piramidi in vari continenti e in periodi differenti è stato risolto ipotizzando che la piramide fosse la costruzione più facile da realizzare e che la loro costruzione in differenti località fu puramente casuale.
A parte che questa spiegazione semplicistica non entra in merito alla sacralità del monumento, si ritiene che la spiegazione pecchi anche da un punto di vista ingegneristico. Non è infatti vero che sia facile edificare una costruzione piramidale, realizzando quattro facce che abbiano la stessa inclinazione. Sembra molto più semplice edificare un cubo o un parallelepipedo, posizionando un blocco su l’altro e aiutandosi per la verticalità con un semplice filo a piombo.
Le piramidi in Egitto
Nella terra dei faraoni le piramidi comparvero agli inizi della III dinastia. Fu infatti il faraone Djoser che edificò la prima piramide a gradoni nella necropoli reale di Saqqara, nel deserto di fronte alla capitale Menphy.
Gli studiosi sono tutti d’accordo sul fatto che la piramide fu realizzata come sovrapposizione ideale di varie mastabe, il monumento funebre a forma di parallelepipedo, fino ad allora utilizzato come sepoltura dei personaggi di una certa importanza.
Gli studiosi non sanno però giustificare questa eccezionale innovazione architettonica.
Non avendo considerato un simbolismo religioso connesso al Creatore, gli Egittologi non hanno saputo considerare che Djoser potrebbe aver ideato un grandioso progetto architettonico, da realizzare nel corso di varie centinaia di anni e che avrebbe reso omaggio al Dio creatore, nella speranza che questo omaggio prolungato nel tempo valesse a esorcizzare nuove catastrofi in Egitto.
Ritengo infatti molto probabile che l’Era Glaciale sia terminata a seguito di varie catastrofi, che la scienza ha oggi individuato dai loro effetti: rapida rottura e scioglimento di estese zone di ghiacci dell’America settentrionale e/o dell’Europa, immissione violenta di molte tonnellate di ghiacci nell’Oceano Atlantico con conseguente formazione di impetuosi tsunami che avrebbero percorso l’Oceano formando onde gigantesche.
Questi effetti avrebbero portato a un rapido sollevamento dei mari, conseguente inondazione delle zone costiere e la distruzione dei villaggi e/o città edificati lungo le coste.
Gli studi geologici portano a considerare 4 catastrofi, grosso modo databili intorno al 12000, 9500, 6000 e 5500 a.C.
L’ultima catastrofe potrebbe aver determinato l’idea del Diluvio Universale, riportata da molte antiche culture: Sumeri, Babilonesi, Ebrei, ecc.
Questa teoria giustifica la regressione delle antiche civiltà e le varie fasi d’evoluzione dell’Umanità. I successivi periodi evolutivi: Paleolitico Superiore, Mesolitico e Neolitico non sarebbero dunque delle fasi di evoluzione crescente, ma dei periodi in cui l’evoluzione dovette ripartire pressoché da zero.
Gli Egizi potrebbero dunque aver vissuto con il ricordo o l’incubo di catastrofi immani che per più volte distrussero le loro terre.
La lunga cronologia egizia, da me rivisitata sulla base dei dati dello storico egizio / tolemaico Manetone, dati pervenutici grazie all’opera di alcuni storici: Giuseppe Flavio, Giulio Sesto Africano ed Eusebio da Cesarea, inquadra la fine della II dinastia egizia intorno al 3300 a.C., mentre le cronologie cortissime, generalmente oggi proposte, datano la fine di questa dinastia intorno al 2780 a.C.
Ebbene alcuni studi di geologia sembrano suggerire che proprio intorno al 3300 – 3200 a.C. possa essersi verificata una nuova catastrofe. La caduta di un grosso meteorite in Mesopotamia o di vari suoi frammenti fra il Mediterraneo orientale e l’Asia occidentale.
È probabile che un frammento di questo grosso meteorite sia caduto in Egitto e che abbia causato danni così gravi da determinare uno sconvolgimento dinastico e la fine della II dinastia.
Anche volendo limitarci ai riscontri geologici, si potrebbe considerare che il meteorite sia caduto in Mesopotamia e che l’Egitto abbia subito gli effetti climatologici determinati dalla catastrofe.
Un riscontro di questi avvenimenti si ricava sia da rappresentazioni di gente scheletrica in monumenti a Saqqara sia da quanto riportato sulla Stele della Carestia, che, per quanto di datazione tarda, riporta la storia di una tremenda carestia accaduta durante il regno del faraone Djoser.
Possiamo dunque ipotizzare che i sacerdoti egizi abbiano ricordato le drammatiche catastrofi precedenti e abbiano considerato il nuovo evento come un nuovo castigo divino.
Sembra dunque molto probabile che il faraone Djoser abbia voluto ideare un vasto programma di edificazione di vari monumenti piramidali quale omaggio al Creatore, al fine di ottenere l’intercessione divina per le sorti dell’Egitto.
Djoser potrebbe così aver ideato un programma di edificazione di varie piramidi, che corrispondessero alle stelle principali di alcune costellazioni nelle quali i sacerdoti / astronomi egizi avevano immaginato la rappresentazione di alcune divinità connesse al mito di Osiride.
Progetto unitario
Senza addentrarci nella descrizione del mito di Osiride, che tratteremo in un prossimo articolo, ritengo che gli Egizi abbiano considerato una rappresentazione stellare dei personaggi del mito in differenti costellazioni del cielo boreale, nella particolare regione a Ovest della via Lattea.
Alla luce della rappresentazione dello zodiaco circolare di Dendera (nel riquadro delle immagini), in cui si evidenzia la figura del falco Horus posizionato su un piedistallo (obelisco o pianta di papiro), ritengo molto probabile che gli Egizi abbiano visto: il dio Osiride nella costellazione di Orione, la dea Iside nella costellazione del Cane Maggiore e in particolare nella luminosa stella Sirio, il dio Horus, figlio di Iside e Osiride, in una costellazione formata dalle stelle dell’attuale Auriga (testa), quelle occidentali dei Gemelli (corpo) e quelle della costellazione dell’Unicorno (piedistallo), gli dei Shu, Tefnut, Geb e Nut nelle stelle alfa e beta dei Gemelli e del Cane Minore, il dio Atum nella costellazione del Leone, il dio Seth nella costellazione del Toro e infine il dio Thot nelle stelle delle attuali costellazioni di Perseo e Andromeda.
Ritengo ancora probabile che Djoser abbia progettato la trasposizione delle stelle principali di alcuni personaggi celesti: Osiride, Horus e Thot in una serie di piramidi del deserto occidentale, lasciando ovviamente la scelta dell’elemento piramidale da realizzare alla volontà dei singoli faraoni, a seconda delle aspettative di vita e dei mezzi economici a disposizione.
Ritengo infine che le dimensioni e/o la preziosità delle piramide avrebbe rispecchiato in qualche modo l’importanza, secondo la magnitudine o il simbolismo religioso, della stella scelta per la correlazione piramidale.
Alla luce di questa ipotesi, Djoser avrebbe deciso di edificare la prima piramide del grandioso progetto, quale elemento corrispondente al corpo del grande Falco celeste, l’attuale stella gamma dei Gemelli, Alhena.
Antonio Crasto