Qabbalah: Le Sefirot
La parola ebraica Qabbalah (che troviamo scritta anche come Kabbalah, Cabala e altri modi) significa letteralmente “ricezione”.
Con questo termine si e’ soliti indicare, sostanzialmente, l’insieme degli insegnamenti esoterici (segreti) del misticismo ebraico con particolare riferimento al movimento sorto in Europa a partire dal XII secolo.
Il significato di “ricezione” richiama il concetto di continuita’ con il tempo passato e il senso di responsabilita’ nella trasmissione degli insegnamenti culturali tramandati dai Padri: e’ compito di ogni generazione di Ebrei, recepire tali valori e instillarli nella generazione successiva di modo tale che questo patrimonio culturale non vada irrimediabilmente perso.
I mistici ebraici adottarono quindi il termine Qabbalah per evidenziare come anche gli insegnamenti esoterici fossero un bene che il tempo passato affidava loro per continuarne l’opera di diffusione sebbene in ambiti piu’ ristretti dato il loro carattere “oscuro”.
Fin dall’inizio, la Qabbalah volle esere prima di tutto, un approfondimento spirituale che sarebbe servito a dare vigore alla vita religiosa ebraica e, a fornire una spiegazione simbolica sia delle immagini e temi biblici che, delle comuni azioni quotidiane prescritte a ciascun ebreo: derek ha-hemet, “il cammino della verita’” o hokmat ha –emet, “la sapienza veritiera” sono gli appellativi che vennero usati per definire tale dottrina.
Punto d’inizio per i cabbalisti, fu la simbologia presente nella Bibbia ebraica: con l’intento di scoprire i significati nascosti-occulti, i maestri ebrei iniziarono a elaborare una serie di raffinati strumenti esegetici che li portarono a concentrarsi anziche’ sul significato dei libri della Bibbia o su determinate unita’ narrative, su singoli versetti e su singole parole
Inizio’ un’opera di “deframmentazione” dell’opera biblica che, porto’ ad una metamorfosi del significato originario: singole frasi, singole parole, singole lettere venivano riassociate per cercarne significati non rilevabili dalla semplice lettura del testo.
Queste procedure di ricerca di corrispondenze fra parole/frasi (mediante assonanze, rapporti etimologici, legami numerici e permutazioni di lettere) , erano gia’ ben presenti nel mondo ebraico con l’Haggadah (racconto).
Questo termine indica sia la parte narrativa della letteratura rabbinica, sia il testo che viene letto durante la Pasqua: il metodo haggadico e’ quindi il metodo di interpretazione del testo biblico che sta alla base dell’esegesi cabalistica.
A questa fondamenta (l’haggadah) si aggiunsero nei secoli nuove componenti che guardarono non solo al mondo ebraico, ma anche alle idee provenienti dalla Grecia su Gnosi e Neoplatonismo sull’idea del mondo divino, della creazione e dell’emanazione.
Base di questa commistione di idee, fu il primo testo cabalistico: il Sefer yesirah (il libro della formazione), testo il cui autore e’ sconosciuto (anche se su alcune versioni si dice che Abramo oralmente lo avrebbe tramandato ai suoi discendenti) e, che, si fa risalire circa al VII secolo.
Questo testo fondamentale manca quasi completamente di citazioni bibliche e, si lancia, in un strabiliante intreccio fra le lettere dell’alfabeto ebraico e le SEFIROT: è l’inizio della speculazione cabalistica!
La parola sefirah (al plurale sefirot) che fino ad allora era stato usato col signifi
cato di “conta” (misura di un ciclo), assume un valore allusivo molto piu’ ampio: le sefirot diventano “manifestazioni del Divino”-“Emanazioni della Luce primordiale” strettamente connesse col valore numerico dieci (il sefer yesirah infatti recita: “ Dieci Sefirot senza niente, dieci e non nove, dieci e non undici; considera nella tua saggezza e saprai nell’intelligenza.”).
Le Sefirot sono quindi dieci e, sono disposte a formare un diagramma detto: “Albero della vita”.
Il diagramma di cui sopra e’ quello classico, in realta’ (vedi il libro Qabbalah Visiva di Busi) abbiamo Alberi della Vita a forma di sfera, cerchi concentrici,ruote intersecate, etc.
Il concetto di sefirot subira’ comunque delle evoluzioni, dei cambiamenti soprattutto fra il XII E XIII secolo ( Zohar, Sefer-ha-Bahir) anche se e’ comunque possibile evidenziare tratti comuni alle diverse scuole cabbalistiche.
Prima di tutto, tutti i cabbalisti ritengono le sefirot dei “gradi”, cioe’ livelli attraverso i quali Dio si manifesta nel suo creato.
Queste emanazioni sono invisibili ma, il loro agire sostiene la realta’ alimentandola, cosa questa percepita sia nel macrocosmo che nel microcosmo.Furono create in uno specifico ordine (la creazione fu chiaramente intenzionale, non casuale) e, non sono differenziate dall’Ein Sof, e’ invece differenziata la loro attivita’ nel regno finito della Creazione: ci sono diverse immagini che rappresentano l’apparizione di questa pluralita’ nell’Uno come per esempio, quella della candela che brilla in mezzo a dieci specchi posti uno nell’altro e, ognuno, di un colore diverso dall’altro.
Tutte anche se disposte in un determinato modo, sono egualmente vicine alla fonte Emanante e, si congiungono in unioni mistiche grazie ai ventidue canali di unione ( 22 come le lettere dell’alfabeto ebraico), verso l’alto e verso il basso.
L’ordine classico delle Sefirot è il seguente:
1) Keter Elyon (corona suprema) o semplicemente Keter;
2) Hokmah (saggezza);
3) Binah (intelligenza);
4) Hesed ((clemenza/amore) o Gedullah (grandezza);
5) Gevurah (potenza) o Pahad (terrore) o Din (giudizio);
6) Tiferet (bellezza) o Rahamin (misericordia);
7) Netzah (eternita’/vittoria);
8) Hod (fasto);
9) Yesod (fondamento) o Saddiq;
10) Malkut (regno) o Atarah (diadema).
Come gia’ detto il loro numero e’ dieci anche se ne esisterebbe una undicesima chiamata Da’at (conoscenza) che unisce e fonde la forza di Hokmah e Binah, simboleggiando il divario tra Dio e L’uomo.
La caratterizzazione delle Sefirot e dei loro attributi è stata ed è di fonte di inesauribili speculazioni meramente soggettive per cui i cabbalisti erano soliti ripetere: “ tutto è visto dalla prospettiva di colui che riceve” intendendo così, l’impossibilita’ di tradurre compiutamente con parole “l’intraducibile”…….
Comunque detto questo, continuando a descrivere i caratteri generali del pensiero cabbalistico, possiamo evidenziare per esempio, una prima divisione in due gruppi delle Sefirot: un primo gruppo composto dalle prime tre e un secondo dalle restanti sette.
Il primo gruppo (Keter, Hokmah, Binah) viene definito “delle sefirot superiori/occulte” intendendo una maggiore vicinanza all’Emanatore, il secondo gruppo e’ detto “delle sefirot inferiori o della costruzione” e permeano il mondo della manifestazione regolato dalle leggi della dualita’.
Un’altra divisione separa l’uno dal nove, per cui Keter e’ distinta dalla nove piu’ basse come Malkut dalle nove superiori: come la prima è staccata dalle altre perché inconoscibile ed impenetrabile ( qualcuno addirittura la identifica con il 5principio emanatore….), così Malkut e è separata dalle altre perché prossima al mondo materiale.
Un ulteriore raggruppamento viene poi fatto distinguendo nell’albero sefirotico tre diversi assi:l’asse di destra (Hokmah, Hesed e Netzah) vede la discesa delle forze celesti e rappresenta L’Amore, quello di sinistra (Binah, Gevurah, Hod) è l’asse della risalita e simboleggia la Forza, quello centrale (Keter, Tiferet, Yesod e Malkut) è l’asse della Compassione che unifica gli opposti manifestando la presenza e pienezza del divino.
Senza quest’ultimo, l’albero sefirotico diventerebbe l’albero biblico della conoscenza del bene del male (viene anche definito come Via Regale).
Spostiamoci ora sul vero e proprio processo di emanazione.
Per i cabbalisti (vedi soprattutto il testo dello Zohar e testi ad esso ispirati) tale processo viene distinto in quattro mondi: quello dell’emanazione vero e proprio, quello della creazione, quello della formazione e quello della realizzazione.
Questi diversi nomi stanno a significare la trasformazione del tipo di influsso delle sefirot sul cosmo per cui mentre il mondo dell’emanazione è retto da forze immateriali, dal mondo della creazione agli altri, l’agire delle sefirot avviene attraverso mezzi sempre piu’ concreti: nel mondo della creazione si realizza il trono della gloria divina, nel mondo della formazione le schiere angeliche e, nell’ultimo, quello della realizzazione, il firmamento con i pianeti e anche, gli influssi malvagi.
Ogni mondo ha in sé una diminuzione di livello di energia rispetto al precedente che l’uomo (studiando e contemplando) puo’ arrivare a comprendere secondo un percorso a ritroso dal mondo della realizzazione fino a quello dell’emanazione.
Ma come il mistero dell’ Ein Sof da’ origine all’emanazione?
Qua’ la risposta dei cabbalisti è veramente originale e sorprendente per affinità alla teoria del Big Bang:
L’Ein Sof si ritrae completamente “da se stesso” in un punto ben preciso come “… di persona che raccoglie e contrae il suo respiro…” e poi, in un moto spontaneo e benefico, un’immane propagazione di luce si irradia senza confini nel cosmo..
La luce dell’emanazione diede vita a vasi (kelim) entro i quali tale luce si raccolse: tali vasi erano le Sefirot.
I primi vasi riuscirono a sopportare quest’energia, gli altri si ruppero e diverse particelle luminose si persero nell’oscurita’.
La luce torno’ subito verso l’alto ma questi disordinati frammenti rimasero staccati da questa risalita di energia, segui’ una seconda discesa dall’alto al basso dell’energia che, pero’, notevolmente attenuata in potenza, potè essere sopportata dai vasi inferiori, ponendo fine al moto di discesa.
I frammenti di vasi rimasti separati (con le loro scintille di luce primordiale) diedero vita ad un residuo nocivo per il cosmo: queste sono l’origine delle Qellipot (scorze), le forze negative del male.
L’incapacità dei vasi sefirotici di contenere la luce divina, diede luogo alla necessità di ripristinare l’idea originale in tutto il creato e, per i cabbalisti (in particolare Luria), la liberazione delle scintille divine rimaste imprigionate, puo’ avvenire solo con l’aiuto dell’uomo che diventa così, elemento fondamentale dell’intero cosmo.
Questa idea dell’emanazione viene definita Zimzum che significa, appunto, “contrazione”.
Secondo altre idee cabbalistiche, L’Ein Sof creo’ miliardi di mondi prima di arrivare a quello attuale e, dal continuo nascere e morire di questi mondi ancora imperfetti, il residuo avrebbe determinato la negatività che ancora percepiamo nel nostro mondo.
In un difficile capitolo dello Zohar, chiamato “Idra rabba”, abbiamo le conversazioni fra diversi mistici che espongono il processo dell’emanazione divina, attraverso due figure di luce in forma di macroantropi (sostanzialmente grandi uomini) chiamate: Arik Anpin e Ze’er Anpin.
Arik Anpin è un termine aramaico che significa di “volto/naso lungo” (riferito a Dio “lento all’ira,longanime) e rappresenta l’aspetto inconoscibile di Ein Sof e della sefira Keter, Ze’er Anpin significa “di volto/naso piccolo” (riferito a Dio “Irascibile”) e rappresenta la sefira della sapienza (Hokmah) e quelle ad essa inferiori; questi due macroantropi simboleggiano la discesa dell’energia divina dalle sefirot superne (rappresentate dall’Arik Anpin) verso le sefirot inferiori (rappresentate dallo Ze’er Anpin).
Questi due gradi del Divino, verranno descritti nei minimi dettagli con particolare attenzione alla testa (…… il bianco del cranio della sua testa diffonde quattrocentomila mondi… da esso gocciola rugiada…) dove le ciocche dei capelli, gli occhi, la bocca, il naso diventano simboli della potenza di Dio.
Qualcuno potrebbe rimanere stupito da tale rappresentazione antropomorfa in considerazione dell’aniconismo ebraico, ma la cosa venne diciamo risolta, intendendo con tali immagini, non direttamente la divinita’, ma solo il suo riflesso visibile: accanto a questo ve ne è uno occulto praticamente inafferrabile.
Miele d’aranci